N.E.E.T. (NOT IN TRAINING, EMPLOYEMENT OR EDUCATION) Gruppo dedicato

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NEET è l’acronimo inglese di “not (engaged) in education, employment or training“, in italiano anche né-né indica persone non impegnate nello studio, nel lavoro nella formazione. Nelle zone di lingua spagnola sono indicati come Nini o Ni-ni (in relazione a Ni trabaja, ni estudia, ni recibe formación). I dati relativi ai né-né sono utilizzati in economia e in sociologia del lavoro per indicare individui che non sono impegnati nel ricevere un’istruzione o una formazione, non hanno un impiego né lo cercano, e non sono impegnati in altre attività assimilabili, quali ad esempio tirocini o lavori domestici.

È stato usato per la prima volta nel luglio 1999 in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito, come termine di classificazione per una particolare fascia di popolazione, di età compresa tra i 16 e i 24 anni. In seguito, l’utilizzo del termine si è diffuso in altri contesti nazionali, a volte con lievi modifiche della fascia di riferimento: in Italia, ad esempio, l’utilizzo di né-né come indicatore statistico si riferisce, in particolare, a una fascia anagrafica più ampia, la cui età è compresa tra i 15 e i 29 anni, anche se in alcuni usi viene usato per i giovani fino a 35 anni, se ancora coabitanti con i genitori.

Generalmente, il fenomeno sociale interessa la fascia di età compresa fra i 16 (anche se in alcuni paesi la scuola dell’obbligo non termina necessariamente a 16 anni) e i 35 anni, potendosi addirittura estendere fino ai 65 anni (persone con tali caratteristiche, in un’età così avanzata, vengono anche definite “madao”, dal giapponese まるでダメなオッさん (MAru de DAmena Ossan), ossia “vecchio completamente inutile”).

L’attenzione al fenomeno ha avuto origine nel Regno Unito, e si sta diffondendo rapidamente in altri paesi del mondo, come Giappone, Cina, Corea del Sud e Italia. Secondo l’Istat, in Italia, nel 2009, i né-né nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni erano circa 2 milioni (il 21,2 per cento). Tra i paesi OCSE, secondo dati disponibili nel 2012, il paese con la peggiore performance è il Messico. Al secondo posto vi è l’Italia, con una percentuale di quasi il 20%

Il fenomeno, in Italia, pare acuirsi in particolare nella fascia 25-30 anni, in cui i né-né rappresentano il 28,8% della popolazione totale, secondo quanto certificato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL). Una percentuale più bassa si registra in Italia tra i 15 e i 29 anni, con una percentuale del 22,1%, corrispondente a un totale di 2,1 milioni di né-né di età 15-29 (dati riferiti all’anno 2011). Nel 2013, secondo l’Istat nel rapporto Noi Italia, “sono due milioni e mezzo i giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano. Si tratta del 26% degli under30, più di 1 su 4. In Ue peggio fa solo la Grecia (28,9%), ne abbiamo il triplo della Germania (8,7%) e quasi il doppio della Francia (13,8%)”.

Al momento il fenomeno è sostanzialmente presente in tutta Italia, ma non si hanno dati certi sulle percentuali relative a nord, centro e sud. Un’analisi puntuale, del giugno 2015 condotta dalla Camera di commercio di Varese, evindenzia che “la quota di NEET varesini (21,4%) risulta superiore alla media lombarda (18,7%) e, a livello regionale, inferiore solo a quella di Como (24%). Dopo Varese seguono Bergamo (21,1%), Cremona e Mantova (entrambe al 21%) mentre la situazione migliore si registra a Lecco con il 14,2%”.

Si assiste, inoltre a un forte calo di iscrizioni all’Università, soprattutto negli atenei del Sud Italia, che riguarda, in modo particolare gli studenti provenienti dall’istituto tecnico. Il dato viene interpretato come un effetto della crisi economica accompagnata da una diminuzione della concezione dell’istruzione come ascensore sociale[18]. A scoraggiare l’iscrizione all’università è anche il sistema delle tasse universitarie colpisce con le aliquote pesantemente progressive basate sull’Isee che si riferiscono al nucleo familiare d’origine in quanto viene presa in considerazione la famiglia convenzionale in cui vengono sommati i redditi dei genitori, anche se considerati in un autonomo stato di famiglia.

Nel 2016 in Italia, sempre l’OCSE, stima che i NEET siano “oltre un terzo dei giovani tra i 20 e i 24 anni […] Tra il 2005 e il 2015 la loro percentuale è aumentata in misura superiore rispetto agli altri paesi Ocse: +10 punti”

Da: https://it.wikipedia.org/wiki/NEET

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